5 aprile 2021

Naturalia - Il paesaggio Toscano

Gabriele D’Annunzio così scriveva al proposito del paesaggio toscano:

“O Toscana, o Toscana

Dolce tu sei né tuoi orti 

Che lo spino ti chiude 

E il cipresso ti guarda:

Dolce tu sei nelle tue colline 

Che il ruscello ti riga

E l’ulivo t’inghirlanda”

(Le Laudi, Vol. II)

 

Il termine paesaggio assume una pluralità di significati e interessa discipline diverse: storico-artistiche, naturalistiche, biologiche, storiche etc. In questo caso ci soffermiamo su uno dei suoi significati cioè il modo pittorico di rappresentarlo fedelmente o simbolicamente. Il paesaggio è una veduta panoramica, è l’immagine che percepiamo della superficie terrestre. I paesaggi in Toscana sono tanti e diversi e ognuno di noi può trarre da essi diverse impressioni emotive. I Paesaggi toscani si distinguono dalle diverse vedute e dalle  particolari caratteristiche della vegetazione, colori, colline, montagne, etc.

Si può parlare di paesaggio toscano, ma anche di paesaggio delle crete senesi o di paesaggio appenninico. La collina diventa il simbolo della Toscana stessa, dove l’impronta dell’uomo si fonde armoniosamente con la natura circostante. La campagna toscana possiamo considerarla come un’opera d’arte, costruita da un popolo raffinato, quello stesso che ordinava nel Quattrocento si suoi pittori dipinti ed affreschi, è questa la caratteristica, il tratto principale colato nel corso dei secoli nel disegno dei campi, nell’architettura delle case toscane. La campagna toscana è concepita come un giardino e i pittori contribuirono ad idealizzarla. 

 


Già Cennino Cennini nel suo Libro dell’Arte scritto all’inizio del XV secolo, osservava come il pittore: “…la più perfetta guida che possa avere e migliore timone siè la trionfal porta del ritrarre de natura…”, ed inoltre: “Ti voglio toccare d’un’altra, la quale è molto utile, e al disegno fatti grande onore, in ritrarre e somigliare cose di natural; la quale si chiama imprentare” cioè modellare su oggetti reali.

Anche Giorgio Vasari nella sua Introduzione alla pittura premessa alle Vite in merito all’esercizio del disegno osserva: “quando poi averà in disegnando simili cose fatto buona pratica et assicurata la mano, cominci a ritrarre cose naturali, et in esse faccia con ogni possibile opera e diligenza una buona e sicura pratica; perciochè le cose che vengano dal naturale sono veramente quelle che fanno onore chi si è in quelle affaticato, avendo in sé, oltre a una certa grazia e vivezza, di quel semplice, facile e dolce che è proprio della natura e che dalle cose sue s’impara perfettamente e non dalle cose dell’arte a bastanza giamai”.

 

Proprio la pittura del Quattrocento ci da molti indizi sul modo in cui l’uomo nel Rinascimento si avvicina all’ambiente circostante e queste raffigurazioni pittoriche con la loro bellezza cristallizzano un particolare ambiente paesaggistico come quello toscano. Un paesaggio quello toscano, che fa da sfondo alla scena con le figure umane in primo piano. Il paesaggio dipinto diventa una stratificazione di segni e risveglia in noi le sensazioni più intime. Un paesaggio toscano che muta continuamente, anche nei dipinti, colore con il mutare delle stagioni. Le vedute senza confini che si scorgono nello sfondo dei ritratti dei Battista Sforza e Federico da Montefeltro di Piero della Francesca (Firenze, Galleria degli Uffizi) sono il risultato di lunghe elaborazioni visive e riproducono qualcosa che ancora oggi possiamo vedere dalle finestre e dal giardino pensile del palazzo di Urbino.

 

Anche i paesaggi senesi di Giovanni di Paolo si trasformano fantasticamente riuscendo a darci il meglio dello spettacolo naturale.

In particolare nel Rinascimento, l’ideale estetico si estende anche al paesaggio con la riscoperta della natura e la ricerca di nuove varietà nella vegetazione possibili con il progredire delle tecniche colturali e delle conoscenze botaniche. Il paesaggio toscano è espressione delle vicende storiche che si sono succedute nel tempo; dei conseguenti rapporti economico-sociali e  delle esperienze culturali che hanno attraversato questa terra. Il paesaggio toscano si è lentamente costruito nel medioevo e in esso ritroviamo tutta l’espressione artistica di un popolo che commissionava agli artisti dipinti e affreschi. Il castello, il vigneto, i cipressi, gruppi di alberi, colline, calanchi,  campi coltivati diventavano così lo sfondo principale di molti dipinti eseguiti nel medioevo e nel Primo Rinascimento.

Il paesaggio toscano diventa un teatro, un vero e proprio progetto scenografico. Nella pittura medievale toscana, i santi sono in genere ritratti su sfondi di città e paesaggi lontani. Il paesaggio toscano si impone quasi come riempitivo del quadro. La città, scenografia costruita anche se in forma simbolica, rispecchia l’uomo , l’ambiente, del quale è teathrum. Il paesaggio si imporrà pienamente solo in età Rinascimentale quando si riconosce all’uomo una sua centralità che prima era solo di Cristo, della Madonna e dei Santi.

  The artist Silvia Salvadori, combines for the first time the original painting techniques of the 14th century Tuscan school with the world of nature. The idea stems from her passion and love for animals and the Tuscan landscape, which lead her towards the creation of new compositions of refined workmanship and incomparable value. We find the soul of Tuscany in her landscapes. Her works are inspired by the medieval and Renaissance landscapes painted by Pietro Lorenzetti, Piero della Francesca, Botticelli and the artistic production typical of the Medici collections. Medici collecting and patronage were the fulcrum around which Florentine art revolved from the 15th century onwards. And it was precisely in keeping with this tradition that Silvia returned to the personal tastes of her patrons, who in Arezzo and all over the world demanded religious and historical subjects, portraits, floral compositions and tuscan landscapes.