5 maggio 2021

L’Arte come imitazione della natura

Un profondo rinnovamento del pensiero sull’arte cominciò a manifestarsi nel secolo XIII sulla scia della filosofia scolastica: S. Tommaso riaprì in certo modo all’arte il regno della natura, poiché nel suo sistema la natura e le cose materiali ritrovarono cittadinanza in quanto frutto della creazione e parte integrante dell’Essere.

L’orientamento aristotelico dell’Aquinate rimise inoltre in onore il concetto dell’Arte come <<mimesi>> , che il neoplatonismo aveva oscurato. Mimesi significa imitazione, ma l’imitazione del reale è concepita da Aristotele come strumento di conoscenza; l’estetica aristotelica quindi conteneva un principio razionale e un orientamento verso il mondo della natura che contribuirono a nutrire la poetica dell’arte gotica. E’ indubbio infatti che con il trecento toscano le idee tradizionali andarono acquistando accenti e significato più moderni .

Dante per esempio si ricollega certamente all’estetica tradizionale dell’arte medievale più antica quando sovrappone alla lettera del proprio poema significati più alti, ma quando paragona nella Divina Commedia l’opera dell’artista a quella  della natura, poiché questa, come quello, crea in modo imperfetto , egli pone l’accento sul carattere creativo dell’arte, interpretando in un senso assai pregnante l’aristotelica mimesi.

 

E che si debba intendere davvero così ce lo conferma il Boccaccio, per il quale l’artista imita dunque la natura sforzandosi di creare un proprio artificio quel che la natura crea per propria insita forza. Nasce nel Trecento anche il concetto, che sarà fecondo di sviluppi nell’estetica del Rinascimento, del carattere razionale dell’arte. Ce lo dicono il Petrarca e il Boccaccio a proposito della pittura di Giotto: merito del  maestro è per il Boccaccio di aver riportato alla luce un’arte che << compiace all’intelletto de’ savi >>, superando quella precedente , che era intesa  << a dilettar gl’occhi degl’ignoranti >>. 

 

Alla grande, innovatrice pittura di Giotto spettò certamente, in buona parte, come alla grande poesia di Dante, il merito di aver rimesso in moto il pensiero estetico del tempo.